giovedì 17 settembre 2009

Una canzone: "Ribelli di Vandea"

Ride la piazza ed urla
al sangue che colora
il collo dei soldati
fedeli alla Corona,
che sopra i ceppi han’ baciato
i gigli dell’onore,
che col sorriso han’ gettato
di sfida un guanto ancor.

Siam del Re,
ladri e cavalieri,
nella notte noi andiam
il vento freddo del terrore
non ci potrà fermar.


La fede che noi
serviam con onor
dentro ai nostri cuor risplende
come un bel simbolo d’Amore
che al tron ci legò.
Spade di Vandea,
falci della boscaglia,
baroni e contadini,
ci aspetta la battaglia,
per giustiziar chi tagliò il giglio
là sulle ghigliottine,
per riabbracciar il sole di Francia
sulle nostre colline.

Siam del Re,
ladri e cavalieri,
nella notte noi andiam
il vento freddo del terrore
non ci potrà fermar.


Se un rosso fior
nasce in petto a noi,
è sangue di chi crede ancor,
di chi combatte i vincitor,
di uomini d’onor.
Nei cieli devastati
da giudici plebei,
dall’odio dei tribuni,
dal pianto degli dèi,
sbocciano i fior che i cavalieri
portano su i mantelli
son bianchi gigli che han’ profumato
il canto dei ribelli.

Siam del Re,
ladri e cavalieri,
nella notte noi andiam
il vento freddo del terrore
non ci potrà fermar.

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